giovedì 21 aprile 2011

eccoci di nuovo. a v o m i t a r e lacrime.

E' proprio così come me lo sarei aspettato. La finestra è aperta lì accanto a me. Ho sognato questo momento per infiniti giorni. Mi immaginavo che cosa sarebbe successo nel momento della separazione. E il fruscio del vento non mancava mai. L'aria è fresca sulle mia guance. Questo si chiama suicidio, quando ci si infligge da soli talmente tanto dolore da far fermare il cuore. Accellera accellera accellera. E improvvisamente si ferma. E il sangue non esce più da quella ferita poichè tu l'hai guarita. Ma è colpa mia. Di nuovo è colpa mia. Non tutti al mondo sono nati per raggiungere la felicità, mi dicevo. Mi ero ripromessa di abbassarmi per essere la causa della tua. Ma che cosa ci è successo nel frattempo? Perchè sono scappata? Dove ho trovato questo coraggio per strattonarti il braccio e correre via? Ma forse, nemmeno te ne sei resa conto.

Questo si chiama suicidio, quando ci si infligge talmente tanto dolore da far fermare il cuore.
Io l'ho fatto.
E il senso di colpa mi dilania le interiora.

Mi sento come se non sapessi nemmeno più reggermi in piedi. Non sono in grado di stare da sola, e tu lo sai bene. Tante volte mi sono ripromessa di imparare a camminare da sola. E me lo dicevo odiandomi. E odiando te, che mi avevi ridotta in quello stato.
Ma in brandelli mi piaceva stare.
Guardandoti dal basso.

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